Gli anni ’70 sono stati di transizione e di velocità, in cui molti movimenti si sono sovrapposti. Nel periodo della contestazione, della disco dance, delle droghe allucinogene, la famiglia italiana si evolve, nel 1974 si va alle urne per il referendum sul divorzio e cambiano di conseguenza le abitazioni. Gli spazi si riducono, si trascorre molto più tempo davanti alla televisione e l’arredamento si adegua ai nuovi costumi.
Vengono prodotte lampade da terra, perchè la sala da pranzo e il soggiorno fanno ormai parte di un unico ambiente, e le poltrone diventano molto più confortevoli per guardare più comodamente e a lungo la televisione. Nascono le nuove “cellule abitative” ispirate a quelle del designer Joe Colombo che nel 1969 creò Visiona ’69 per la Bayer cellula integrata definita da differenti “stazioni funzionali“: il blocco Night-Cell (letto, armadio e bagno), il Kitchen-Box (cucina e pranzo) e il Central-Living (soggiorno).
Nel 1972 il design italiano viene consacrato agli occhi del mondo con la mostra “Italy: the new domestic landscape” al MoMa di New York, la prima esposizione dedicata al design contemporaneo di un Paese. Si inizia a parlare di design “emozionale” mentre il design industriale propone linguaggi frammentari e provocatori rimanendo fedele in ambito progettuale ai valori pragmatici del processo produttivo industriale. Gli oggetti sono ironici, colorati, super decorati.
Sono anni in cui si respira aria di contestazione e, al contempo, di riflessione. Gli artisti si incontrano, si confrontano, parlano di architettura, di cinema e di arte ma mai di politica. Alla fine degli anni 60 nascono alcuni gruppi storici di architettura e design come Archizoom e il fiorentino Superstudio nel ’66 e Alchimia nel ’76 che daranno vita ad importanti progetti nel campo del design, dell’interior design e dell’architettura.