Ciao David.
Artefice inconsapevole del fenomeno del clubbing, che ha contraddistinto la night life degli anni 70-80 di tutto il pianeta.
Prima di lui in pratica non esisteva la figura del Dee Jay e lui, forse, allora non sapeva neanche di esserlo. I suoi giradischi, senza neanche il pitch control, sostituirono le più costose band. Trovava i dischi fra i rifiuti delle case discografiche e delle radio che fino allora favorivano quasi esclusivamente il rock e in generale la musica bianca. Nel suo Loft, nella sporca e violenta New York del 1970, ogni Sabato invitava ragazzi di ogni razza, ceto e inclinazione sessuale. Diventò in breve il luogo underground preferito dai delusi del Vietnam, da chi si nascondeva dalla polizia corrotta e dalle famiglie bigotte. Un posto franco in una Manhattan semi abbandonata alle gang per tanti reietti della società benpensante newyorkese.
Un luogo familiare, un posto protetto dove condividere quella nuova musica in quattro quarti ascoltata da un impianto scelto con attenzione, quasi maniacale, da Mancuso. Quell’esaltazione dei bassi rendeva impossibile non ballarla. Quei ribelli ed emarginati in maggioranza omosessuali, neri e latinos, invadevano il Loft e per qualche ora abbandonavano l’alcol (proibito da David) per lanciarsi in pista da ballo senza inibizioni e timori.
Non erano feste a scopo di lucro. La vera finalità era condividere un’atmosfera, un luogo dove vivere il momento e dimenticare cosa ci fosse là fuori. Lì dentro, sotto la mirror ball erano tutti uguali, senza alcuna discriminazione.
Non aveva finalità politiche o sociali, ma alcuni dicono che quello che ha fatto Mancuso con il suo Loft, anche inconsapevolmente, non era riuscito alle manifestazioni sui diritti civili degli anni sessanta.
Il Loft ha generato in poco tempo molte emulazioni, e quella musica allegra, energica e priva di contenuti sarà chiamata da lì in poi: disco music.
Quando i bianchi, proprietari delle case discografiche e delle radio, ne hanno capito il successo, è finita la poesia ed è iniziato il business. Mentre Mancuso fu costretto più volte a chiudere il suo Loft per mancanza di permessi, altri fecero nascere le prime vere discoteche e fu l’inizio di quel fenomeno che esplose con la Febbre del sabato sera.
David Mancuso è stato il pioniere, il precursore, un anticipatore di gusto e tendenze che ha fatto fiorire una Manhattan marcia. Non gli appartenne mai lo sfavillante mondo dello Studio 54 e delle mega discoteche del decennio successivo. La disco music e le discoteche con le connesse degenerazioni di sesso e droga, divennero un fenomeno mondiale così invadente che a Chicago decisero addirittura di metterla al rogo in uno Stadio di Baseball.
David ha continuato ad avere fede alle sue passioni per la selezione musicale e la qualità del suono, e forse per questo che non è mai diventato, come gli attuali dj, una vera Pop star.
Forse è esagerato pensare a David come il padre dei Dee Jay e delle discoteche ma non è certamente sbagliato dire che, senza la sua passione, tenacia e visionaria filosofia, il mondo si sarebbe divertito e arricchito molto meno.