“Sono una che si diverte a ballare; quello che passava dalla palla con gli specchietti era meraviglioso”

Gli anni ’70 e “La Febbre del Sabato sera”: “Penso sia stato davvero epocale. Allora avevo 12-13 anni. All’epoca la tv e la radio erano molto limitate nella comunicazione, e scoprire che potevano esistere dei posti, come la discoteca degli anni ’70, con le luci in terra, il ballare, il balletto di John Travolta, è stato sociologicamente un grosso cambiamento arrivato dagli Stati Uniti, anche se è arrivato in ritardo di quasi un anno e mezzo rispetto all’uscita del film. Comunque, per un anno e mezzo io non ho ascoltato altro che la Febbre del sabato sera! E’ stato un momento importante, molto bello, bellissimo.”

La Discomusic tra gli anni ’70 e ’80:
“Io penso che dal ’70 al ’79 c’era un modo di fare musica, c’erano i musicisti, Giorgio Moroder, la sua musa Donna Summer, tutta la musica era suonata, gli Chic e tanti altri gruppi. Quando si passa agli anni ’80, ci son le prime tecnologie, ci sono i campionatori, forse è la parte commerciale degli anni ’70, è sfruttare quel fenomeno disco, si comincia a fare le prime produzioni, forse nasce la musica commerciale, una musica più leggera. Io personalmente non amo molto la musica anni ’80, non mi piace, io preferisco dal ’70 al ’79, più funky, la scoperta di nuovi groove che poi sono quelli che si ritrovano nella musica di ora. Io gli ’80 non li amo. Penso che negli ’80 ci sia stato un grandissimo fermento, esagerato, con tante sperimentazioni, si buttavano tutti, la british invasion per quanto riguarda tutti i gruppi inglesi, il punk, tante filosofie, proprio un momento pazzo, di confusione, ma secondo me molto vivo.  Io son più legata al ’70, più suonato e più cantato. Anche se poi negli ’80 ci sono dei grandi come Mike Oldfield con “Moonlight shadow”, che sembra una canzonetta ma non lo è, era un grande chitarrista.”

Un aneddoto:
“Non potevo andare al cinema a vedere La Febbre del sabato sera perché era vietato ai minori di 16 o 14 anni – ora non ricordo – c’era l’album che era doppio, e allora io ho studiato tutte le foto a memoria di John Travolta, e da lì forse mi è nata la passione per la discoteca, io non vedevo l’ora di andare in discoteca. Quello è l’aneddoto, le sonorità dei Bee Gees, il balletto, la curiosità di capire e di scoprire che cosa c’era. Ero piccolissima, lo so.

Il fenomeno “Madonna”:
“Madonna, ma lo sapete tutti, ha lavorato nel primo locale di Patrick Hernandez a New York, dove penso abbia potuto incontrare da Mancuso a chiunque, quindi viveva un fermento che noi in Italia avevamo forse con la “Baia degli Angeli” ma era ancora il ’72. Io penso che New York nei ‘70-’80 doveva essere una cosa strepitosa con tutti i vari locali, doveva essere un momento strepitoso, vorrei avere 56 anni per averlo potuto vivere!

La nascita della discomusic attraverso il professor Tim Lawrence:
“Lui ha fatto una bellissima ricerca, potrebbe essere una ricerca di università, dove chi non ne sa niente può scoprire come è nata la discomusic. Il fenomeno è più americano perché va dal ’70 al ’79, ed è spiegato perfettamente: il primo locale, David Mancuso, invitation only, il Loft, che poi era casa sua, non si mixava, si cambiavano i dischi (non c’era il mixer!), quindi la tecnologia era diversa, la necessità di non staccare il dito. Per quanto riguarda il fenomeno droga, aggregazione… io penso che ogni momento ha le sue critiche. C’erano i Beatles, c’era il periodo psichedelico, quindi dove c’è aggregazione ci sono i pro e i contro. Io non ci vedo niente di sbagliato. Non è che se non c’era questa rivoluzione musicale, non si drogava nessuno! Le droghe sono sempre esistite.
Noi ora viviamo in un momento in cui tutti possono andare dovunque, non c’è questa grande differenza sociale, mentre negli anni ‘60-’70 nei locali potevano andare solo certe persone. Paradise Garage, Larry Levan, hanno aperto le porte a portoricani, mezzosangue, neri, gay soprattutto, e da lì il locale fu aperto a tutti. E’ stata una rivoluzione sociale importantissima. Poi mescolando tutto, si mescolavano anche le droghe soprattutto, ogni cultura si mescolava. E’ stato un gran momento storico, importante davvero.”

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