La disco music oggi: è davvero morta?

1979, l’anno della morte della disco music… Ma è vero? Dopo 30 anni, il termine “disco” è ancora al centro della scena, e continua a influenzare la musica, la moda, le tendenze. E’ tuttora un fenomeno commerciale mondiale, patrimonio culturale che coinvolge più generazioni. Ancora oggi la disco appartiene a tutti: è una musica “spontanea”, sentita propria da giovani e adulti, bianchi e neri, esperti e amatori, dj ed ex-dj, è “la” musica popolare per eccellenza, capace di rappresentare qualsiasi cosa per chiunque. Gli anni della disco non erano solo sesso, edonismo e droghe, c’erano soprattutto i diritti civili, i diritti dei gay, la libertà, le concessioni politiche, il senso comunitario. Molti contemporanei sentono nostalgia della disco, e la “sindrome da rievocazione dei ’70s” è diffusa; il ricordo di un’era così coinvolgente e “ricca” di contenuti (al contrario di ciò che sostengono i detrattori della disco) è ancora vivo nella mente della gente, consapevoli che quella combinazione di indipendenza, divertimento, passione, comunanza è irripetibile. Nella società moderna la parola “disco” non è più un termine impronunciabile in occasioni formali.

EUROPA VS. AMERICA

L’Europa ha avuto con la disco music, e con la musica pop in generale, una relazione diversa rispetto all’America. I Village People, negli USA, sono ormai accettati in ambito atletico come forma di intrattenimento durante l’intervallo: l’utilizzo della disco come mezzo per esprimere il proprio machismo è impensabile. Nella cultura pop europea, invece, l’ostentazione eccessiva e la violenza vanno spesso a braccetto. In realtà, la disco in Europa ha avuto un’evoluzione ed una diffusione più lente rispetto agli Stati Uniti, dunque non è mai stata sovraesposta né abusata: questi i motivi per cui la disco non è mai morta nel nostro continente. Peter Shapiro: “La disco, come l’hip hop, è nata a New York, ma oggi è europea quanto i programmi di welfare e la dieta mediterranea. Per quanto intrappolata tra due visioni del mondo – tra un sogno utopistico e comunitario e una visione cinica  e dura in cui niente si muove, tranne il denaro – la disco era, ed è, a favore dell’integrazione e della comunità, per il piacere e ildivertimento e non per la fatica, per la democrazia della pista da ballo e non per i falsi idoli del palco”.

LA DISCO MUSIC NEL XX SECOLO

pastedGraphic.pngIl 29 giugno 1999 al Wrigley Field di Chicago si tiene la “Serata anni settanta”. Prima della partita tra i Chicago Cubs e i Milwaukee Brewers, i Village People si esibiscono in un concerto e cantano i loro maggiori successi (“YMCA” e “In the Navy” primi fra tutti). A quasi 20 anni di distanza dai tumulti anti-disco, nonostante i Village People siano stati considerati completamente “sbagliati” dall’America profonda, la band riceve addirittura una standing ovation. Circa 5 mesi dopo, il 17 novembre, le Poste degli Stati Uniti presentano un francobollo sulla disco, nella serie tematica commemorativa per la “Celebrazione del secolo”. Il francobollo ritrae un uomo e una donna, vestiti come John Travolta e Karen Lynn Gorney neLa febbre del sabato sera, che ballano sotto la mirror ball. Il francobollo viene superato solo dalla faccia dello smiley, da Sesame Street e dalla Giornata per la Terra (Earth Day), e sorpassa l’invenzione del videoregistratore, il bicentenario dell’indipendenza, l’istituzione del Monday Night Football, la vittoria di 4 Superbowl di fila da parte dei Pittsburgh Steelers, il movimento femminista e il satellite Pioneer Nel 1998, la disco è il soggetto di due film – 54 The Last Days of Disco – e ha un ruolo secondario nella pellicola Boogie Nights.

Nei primi anni ’90 Take That, prodotti da Ian Levine, ridefiniscono il concetto di boy band miscelando la serietà di Elton John con lo sfavillio della disco music. Levine fa venire a galla il gruppo pop producendo per esso le cover di “It Only Takes a Minute” di Tavares e “Could it Be Magic” di Barry Manilow. Nel 1993 Levine viene sostituito da Dave Lee (alias Joey Negro, uno dei più esperti sostenitori della disco) per realizzare una versione di “Relight My Fire” di Dan Hartman. Da allora, la disco domina leclassifiche europee in forma di cover (“Lady Marmalade” delle All Saints) o campionamenti (“Crying at The Discoteque” degli Alcazar).

DALLA DISCO MUSIC ALLA DANCE MUSIC (gli ’80) ALLA HOUSE MUSIC (i ’90)

Oggi possiamo dire che la disco music vive ancora. Non solo nelle cover e campionature inserite in hitsdi successo anche nel nostro secolo, ma pure nelle mode e nelle tendenze che attingono a piene mani nel decennio ’70-’80, uno dei periodi più creativi degliultimi 30 anni. Negli anni ’80 la musica diventa più elettronica, prodotta più in studio che con strumenti reali, e ciò cambia il sound delle radio e delle piste da ballo. E’ il decennio dei gruppi pop/dance (Duran Duran, Spandau Ballet…), ma anche della formazione di idoli pop che sono cresciuti con la disco music, comeMadonna e Michael Jackson. I Dj si trasformano in veri producer e sono alla ricerca di nuove sonorità. L house music della fine degli ’80 è un’autentica novità, ma ha campionature disco, la vera chiave del successo. Con il ritmo degli anni ’90 la battuta dei dischi, ormai cd o solo files, è molto più elevata e indiscoteca si balla soprattutto house music, dove i testi e i ritornelli quasi inesistenti lasciano spazio ad un’incessante ritmica.

pastedGraphic_1.pngOggi la musica dance è onnicomprensiva (basta sia ballabile), ed è comunemente identificata come “commerciale”. E’ facile trovare serate ’70-’80 che stanno avendo una giusta valorizzazione. Ma nelle charts, nelle vendite dei dischi, si ritrova spesso quella ricettasemplice della disco che privilegia la voce, l’armonia, il ritornello facile. Ance il grande Bob Sinclar, prima di arrivare al successo internazionale, cambia diverse identità, quando ripesca la disco music, vola in cima alle classifiche.

Insomma la house si balla, ma la disco si vende ancora. Per questo affermiamo che “GOOD MUSIC NEVER DIES”.

Competenze

Postato il

1 Ottobre 2015

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