Fu tra gli anni ’60 e ’70 che cominciò a germogliare la “cultura gay”, nonostante l’avversione scritta e raccontata nei trattati “scientifici” in quegli anni, oltre che l’avversione dei fanatici religiosi e dei bigotti. L’Associazione Psichiatrica Americana non avrebbe eliminato l’omosessualità dal suo elenco di disturbi mentali fino al 1973.
Quando e perché nacquero i locali Gay: il Continental Baths
Sapete quando nacque il primo locale gay?
Era il settembre 1968 quando aprì a New York il Continental Baths, nel seminterrato del vecchio Hotel Ansonia.
E quale era il ruolo della disco in quegli anni?
“La disco – scrive Shapiro – si proponeva di rompere i ceppi di vergogna che avevano tenuto prigionieri per secoli gli uomini gay”,anche se per i gay la strada era ancora molto difficile. La pillola cambiò il concetto di “sesso” e il modo di milioni di americani di rapportarsi ad esso. I primi anni ’70 videro un’esplosione del sesso nella cultura popolare tradizionale etero: era il periodo dello scambismo suburbano e delle coppie aperte, erano gli anni di film come Gola profonda, Ultimo tango a Parigi e Shampoo. L’apertura, se così vogliamo chiamarla, riguardava però solo il mondo eterosessuale.
I primi Club Gay che fiorirono erano locali clandestini dove la carica sessuale era predominante e dove non esistevano barriere sociali. Gli omosessuali divennero determinanti per la rinascita delle discoteche ed ebbero una notevole influenza sulla società americana, molto di più degli attivisti del Gay Liberation Front. Fare un party per i gay non significava vestirsi eleganti o camminare sorseggiando un drink magari parlando di affari, ma voleva dire svago, divertimento, celebrazione (dance your troubles away… work hard and play hard). Nei nuovi locali gay sapevano come festeggiare in compagnia: lo stare insieme, nello stesso luogo, con la musica che li legava, creava atmosfere di intensità e calore.
E cosa era il dance floor?
Il dance floor era come uno spazio di fuga catartica e di espressione comunitaria.
In merito Shapiro scrive: “L’ammucchiata multi-genere costruita dalle orecchie e dalle dita irrequiete dei primi dj rifletteva la deliziosa promiscuità delle saune. I loro mix dalle transizioni morbide e senza interruzioni erano emblematici non solo di una nuova identità di gruppo trovata, ma anche di un principio edonistico appena emancipato; erano una musica e una scena di prodigiosa fisicità, che abbracciavano un‘idea di corpo fino ai limiti estremi”. E ancora: “Proprio come la musica soul era diventata la voce dell’orgoglio e della presa di coscienza che avevano animato la lotta per i diritti civili, la disco assunse rapidamente il ruolo di colonna sonora del movimento gay. La disco era l’incarnazione di una morale che faceva coincidere il piacere con la rivendicazione politica propria di una nuova generazione della cultura gay, cresciuta a retate di polizia, leggi draconiane e al buio degli spogliatoi. […] La cultura disco non avrebbe mai modificato la discriminazione legale, ma fu lo strumento più efficace nella lotta per i diritti gay. La disco non doveva scioccare nessuno con slogan né irreggimentare militanti con dichiarazioni di perentoria serietà; il suo messaggio era un principio edonistico. La disco era nata da un desiderio fuorilegge, marchiato come un affronto a Dio e all’uomo: la sua simbiosi con il piacere divenne pertanto necessariamente la sua piattaforma politica, e per estensione la sua politica si fuse con il piacere. L’energia sessuale prorompente e lo spirito comunitario delle prime discoteche erano l’antidoto perfetto al persistente doposbronza degli anni ‘60”.
Così la disco, che conquistava sempre più simpatizzanti, diveniva il simbolo di un nuovo tipo di resistenza politica.
Sapete chi fu il primo consigliere comunale dichiaratamente gay di San Francisco?
Harley Bernard Milk (1930-1978) politico statunitense, militante del movimento di liberazione omosessuale assassinato per omofobia. Nella storia, sono rimaste famose le sue parole: “Se una pallottola dovesse entrarmi nel cervello, possa questa infrangere le porte di repressione dietro le quali si nascondono i gay nel Paese”.
A Milk la comunità gay ha dedicato molte istituzioni (tra queste l’Harvey Milk Istitute e l’Harvey Milk Lesbian, Gay, Bisexual and Transgender Democratic Club di San Francisco), scuole come la Harvey Milk School di New York, un ristorante chiamato Harvey’s. Grande successo ha avuto il recente film “Milk”, diretto da Gus Van Sant ed interpretato da Sean Penn, il quale ha vinto l’Oscar come miglior attore protagonista.
Abbiamo parlato degli Stati Uniti. Ed in Italia?
In Italia la disco music è stata abbinata all’universo gay soprattutto per il modo scatenato (e ritenuto poco maschile) in cui si poteva ballare, e per l’ostentazione e esibizionismo tipici di molti gay in quel periodo. Il fenomeno americano non portò con sé oltreoceano nessuna connotazione politica e sociale.