David Mancuso: “La ribellione politica e sociale consolidò la particolare miscela del Loft. Molte persone erano legate dai rapporti causati dalla guerra in Vietnam e da Martin Luther King. C’erano tutti gli elementi per un’ottima zuppa. Non volevo essere catalogato, non ero né un hippy né un yippie, ero contrario al sistema ed ero pronto ad essere definito CONTROCULTURALE” (il modo di vivere, gli svaghi, anziché l’impegno politico).
Il senso di insicurezza sociale vissuto dai giovani nei centri di aggregazione in quegli anni è palpabile. Spesso accadono scontri sia con gruppi che con le forze dell’ordine.
I CLUB
I Club,anche se clandestini, diventano un piccolo paradiso artificiale. Il Loft è un edificio industriale senza licenze, senza uscite di sicurezza autorizzate, senza un contratto di locazione. Andare al Loft e non dirlo in giro non è una posa. E’ una regola pratica. Il Loft crea nuove esigenze dei sistemi audio di alta qualità, facendo assumere al suono del mondo della notte un aspetto ben definito. Mancuso concede di riadattare la propria ricetta ad altre esperienze di impresari. I primi dj, Francis GRASSO, Michael CAPPELLO, SteveD’ACQUISTO, David MANCUSO, Bobby GUTTADARO e Nicky SIANO sono un gruppo interamente italo-americano appartenente alla seconda generazione di genitori immigrati. Sono loro a diffondere il verbo della Disco-teca e della Disco-music.
LE ANIME DELLA DISCO MUSIC: tra underground e mainstream
Il Tenth Floor (aperto nel ‘72) aggiunge alla riservatezza anche l’esclusività, e inserisce dei codici di abbigliamento per i 500 ammessi al Club. Lì è più importante l’immagine che dai che quanti soldi hai. In pochi mesi aprono ilGallery (Dj Siano), Le jardin (Bobby Guttadaro), poi il Flamingo e molti altri. Nel giugno 1974, il Loft chiude per problemi di licenza. E’ evidente che il circuito‘underground’ non può essere distinto dal cosiddetto ‘mainstream’ (ovvero la corrente di gusto di più larga diffusione commerciale). Ci sono sempre degliaspetti sovrapposti fra i due mondi. Lo scopo dell’underground da sempre è quello di produrre cambiamenti radicali, ma la sua contraddizione interna e la sua irrisolvibile tensione tra il proteggersi da una sovraesposizione ed allo stesso tempo tentare di cambiare il mondo, permea ora anche il circuito dei party di downtown. La nuova ondata di dj costituisce un’avanguardia popolare che vuole diffondere il suo radicale messaggio piuttosto che crogiolarsi nell’impopolarità.
Vince Aletti: “La gente non desiderava rimanere underground. Erano pronti per essere riconosciuti”. Inizia l’esplosione delle discoteche. 45 NUOVI PERMESSI nel 1975 VENGONO RILASCIATI SOLO A NY. In tutti gli Stati Uniti nascono come funghi. Diventa un fenomeno di moda. La musica viene denominata DISCO perché, sia soul, funky o altro, basta faccia ballare. Nessuno riesce a spiegarsi la crescita esponenziale del fenomeno. Il messaggio “discoteca uguale profitto” si propaga immediatamente: moltissimi bar e pizzerie mettono consolle e con dj improvvisati programmano i 40 pezzi in testa alle hits anche tre volte a serata.
Il 20 OTTOBRE del 1975, dopo quasi un anno e mezzo dall’ultimo party,riapre il Loft (99 Prince Street). Il guru del club vuole legalizzare il movimento e conduce una battaglia legale per il riconoscimento che ottiene aprendo di fatto una nuova vita per i locali notturni di New York. Il movimento UNDERGROUND è visibile ed invisibile, centrale e periferico, interno ed esterno, una presenza evanescente che agisce fuori dall’ambiente istituzionalizzato dell’industria e dell’intrattenimento, eppure ne influenza la direzione. La proliferazione delle discoteche avrebbe significato che i dj del circuito di downtown avrebbero perso il controllo dell’evoluzione della disco dance culture. Continuano a fare il loro lavoro, a dare il loro messaggio seppur scoraggiati dall’invasione di club sciccosi che considerano un imbroglio. Ma con l’apertura dello Studio 54 si capisce che non si sarebbe più potuto tornare indietro.
IL NEW YORK NEW YORK
Le discoteche diventano sempre più imponenti, sfarzose e poco attente allo stile musicale ed alla bravura dei Dj. Inaugurato il 18 maggio 1977, il New York, New York viene definito dai due proprietariMaurice Brahms e John Addison “il rivale d’alta classe dello Studio 54”, ma in realtà non ne mette mai a rischio la supremazia. E’ il locale lussuoso dove va a ballare chi non riesce ad entrare allo Studio. Francois Kevorkian, dj del locale, racconta che tutti vogliono sentire le solite 40 canzoni (Donna Summer, Bee Gees e Trammps sono i più suonati). Nel giungo del 1978 nasce loXenon. Dopo un primo momento di insuccesso, il locale decolla con il dj Jonathan Fearing. Alla fine del ’78, negli Stati Uniti ci sono tra le 15 e le 20 mila discoteche.
Tim Lawrence: “Tuttavia, sebbene i club generassero profitti lordi annuali stimati dai 6 agli 8 miliardi di dollari, ben pochi erano di alto livello”.
NEW YORK ha il titolo di capitale nazionale della disco, ma anche Los Angeles e San Francisco stanno abbracciando e dando molte attenzioni alla disco music. A San Francisco aprono il City Disco, il Dance Your Ass Off, l’I-Beam, il Trocadero Transfer. A metà anni ’70 la discomania conquista anche il Giappone. I dj giapponesi si recano negli USA per studiare le tecniche musicali americane. Il fenomeno ‘disco’ invade anche l’Europa. Le principali discoteche in Germania: Trinity, Blue Bell e Life1 ad Amburgo; Edith e Why not? a Monaco; Biba a Francoforte. In Francia ci sono circa 3500 locali, tra i quali il Palace di Parigi. L’UnioneSovietica, invece, non permette l’accesso ai promotori della disco. Nelgennaio1978 apre il Paradise Garage, locale enorme dall’atmosfera intensa e meravigliosa, in grado di superare lo Studio 54 per la tecnologia degli impianti sonori.
Mel Cheren: “Il Loft era dove era stato piantato il seme per il Garage”. Larry Levan, il dj del club, riesce a trasformare ogni pezzo che suona in una hit. Il Garage riprende molti principi base del Loft, rivedendoli a fini “commerciali”.Mancuso: “Al Garage commercializzavano tutto al massimo. Utilizzarono ogni scappatoia, e approfittarono della scena underground”. Tuttavia, alcuni elementi avvicinano il Garage al Loft: la presenza di minoranze etniche e sessuali, la musica non da classifiche, l’atmosfera intima, il ballo come componente fondamentale. Ovviamente il Garage è più commerciale e ha un clima più freddo rispetto al Loft, soprattutto perché è un club enorme.
Gomes: “Il Paradise Garage era una vetrina. Diventò lo Studio 54 dei neri e dei latini”. Levan è eclettico, suona rock, dub, jazz, R&B, disco, varia il ritmo dai 98 bpm in su, suona tutto ciò che si può ballare. Levan, come Mancuso, non è interessato al mixaggio, bensì al messaggio che da alla gente attraverso i dischi. Levan è il dj più popolare dell’epoca, anche se molti pensano che la sua bravura derivi in realtà dagli impianti audio eccelsi del Garage. Levan è un audace talento alla consolle, ed un grande uomo di spettacolo: reinterpreta i dischi, fa lunghe pause, poi riattacca, tutto per coinvolgere i ballerini! Levan rivela esplicitamente che si ispira a Siano, Mancuso, D’Acquisto e Cappello. Al Paradise Garage, Levan diviene famoso, esplode, è il protagonista, e la gente adora ogni cosa che fa, lo scusa se si scorda di metter un disco o se arriva in ritardo! Tuttavia, secondo molti dj, Mancuso e Siano hanno una magia ed un tocco che Levan non può raggiungere, nonostante il suo talento.